Inviato: Gio Giu 12, 2008 22:56 Oggetto: I fratelli d'Inzeo
Salve Colonnello,
Ho assolutamente bisogno che lei mi racconti un pezzo di storia dell'equitazione, quella scritta dai fratelli d'Inzeo, potrebbe raccontarmi la loro storia?
Per non farle perdere ulteriore tempo, trova tutto su Google. Giovanna Binetti, che firma le notizie, montava a Torino, poi si è trasferita a Roma e li ha seguiti da vicino. Non tutto è esatto.
Legga. Se le occorresse ancora qualche notizia mi scriva. Mi spiace, ma ho tanto da fare e ho accumulato tanto ritardo. Fare il moderatore sta diventando un lavoro impegnativo.
Gentile Colonnello, porto a galla questo post per farle una domanda.
Ho letto che Raimondo e Piero d’Inzeo avevano due concezioni piuttosto diverse del cavallo e del modo di montare.
In particolare leggo che Piero era/è la classicità in sella. Un uomo di grande stile e sapienza, capace di grandi risultati anche grazie al suo sistema di addestramento che riteneva valido per tutti i cavalli.
Raimondo invece mi risulta fosse piu’ estroso di carattere e convinto che ogni cavallo fosse un mondo a se’, tale per cui era necessario adeguare di volta in volta il modo di montareal momento e all’umore della cavalcatura. Leggo al riguardo (sul sito internet AITE Italia) che con Gowran Girl improvvisasse ostacolo per ostacolo il modo di condurre la cavalla.
Con riguardo al cavallo, nello stesso articolo leggevo che mentre Piero riteneva che il cavallo, in gara, potesse rivelarsi un onesto “collaboratore†, Raimondo lo considerava un animale certamente generoso ed emotivo ma “per nulla intelligente†(o meglio, depositario dell’intelligenza e dell’emotività dell’animale da fuga, un concetto molto lontano dalla nostra visione di intelligenza).
Ora mi piacerebbe sapere da Lei se queste affermazioni sono corrette, cosa pensa dei due stili a confronto e se la sua personale visione del cavallo è piu’ vicina alla visione di Pero o di Raimondo.
Ultima modifica di demergazziba il Sab Set 06, 2008 12:59, modificato 1 volta in totale
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Inviato: Ven Set 05, 2008 22:42 Oggetto: Piero e Raimondo d'Inzeo
Cara Demergazziba,
troverà notizie complete e dettagliate sulla vita dei fratelli d'Inzeo, sul loro carattere, sul loro modo di montare e di pensare all'equitazione, su tutte le loro vittorie nel secondo volume del bel libro del generale Giuseppe Veneziani Santonio, Storia dell'Equitazione Italiana, da pag.465 a pag. 508, 43 pagine che è impossibile riassumere in questa mia risposta.
Sono stati due cavalieri provenienti dalla stessa scuola: il padre, Costante, che è stato sottufficiale di cavalleria, che ha fatto il corso di equitazione alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo e di Tor di Quinto e che è stato un ottimo cavaliere, un ottimo addestratore di cavalli. Sono cresciuti in un ambiente equestre, quello romano, avendo negli occhi l'esempio dei grandi cavalieri d'anteguerra, allievi diretti e indiretti di Caprilli, fedeli interpreti e rappresentanti del Sistema naturale di equitazione che allora era in auge nel mondo.
Le influenze che hanno subito sono state tante. Hanno debuttato in concorso nel 1937. Piero, che è nato nel 1923, aveva 14 anni, e Raimondo, nato nel 1925, ne aveva 12. E' l'età in cui un cavaliere è come una spugna: assorbe gli esempi, li fa suoi e inizia a formare il proprio carattere di cavaliere. Dopo la guerra, dal 1946, iniziano a uscire nei concorsi all'estero e vengono quindi a contatto con i grandi cavalieri tedeschi, francesi e inglesi, soprattutto. Il carattere di un cavaliere viene influenzato anche dai cavalli che monta. Hanno montato cavalli di tutti i tipi, di tutte le razze. Piero dal minuscolo persano Pagoro (con Pagoro Piero ha fatto l'olimpiade di Helsinki del 1952 in completo, 6° classificato) è passato ai grandi Uruguay e The Rock (medaglia d'argento a Roma 1960 nel salto ostacoli). E con la stessa facilità ripassava al piccolo Pagoro in concorsi di salto, oppure al doppio pony Westcourt, una meraviglia vederlo galoppare sui grossi ostacoli. Raimondo ha montato Posillipo, nevrile e leggero (medaglia d'oro a Roma), il grande Hack On, con cui ha fatto memorabili percorsi, e il potente The Queit Man, con cui ha saltato m 2.20 in potenza ad Aquisgrana. Il fatto straordinario? Con lo stesso stile, con la stessa leggerezza, la stessa finezza.
Elencare i grandi e piccoli, non solo come altezza, ma come qualità , cavalli che hanno montato e li hanno formati è impossibile.
Premetto che io conosco da vicino più Piero.
Piero è stato definito più classico, più propenso a convertire i cavalli al suo modo di montare. Raimondo più estroso, più improvvisatore e capace di adeguarsi a ogni tipo di cavallo. Questo è quello che si dice. E ad avvalorare questa tesi viene citato il fatto che Raimondo ha vinto due campionati del mondo, dove si montano nella finale i quattro diversi cavalli qualificati. E una olimpiade. Mentre a Piero il risultato non è mai riuscito.
Io posso testimoniare che Piero, in esercizio, vedeva un cavallo piantato con un allievo (su percorsi di m 1.40, non di 1 m), chiamava l'allievo, gli diceva "dammi un po'", montava, lavorava dieci minuti, non di più, e faceva il percorso che era una pittura. Qualsiasi cavallo. Alla sezione concorsi del Centro Preolimpionico Ippico Miltare, sezione che allora (mi riferisco al 1962) Piero dirigeva, c'erano una quarantina di cavalli. L'ho visto montarli tutti. Con lo stesso stile, la stessa eleganza, la stessa compostezza, le mani basse che quasi sparivano nel cavallo, quando saltava sempre e solo in equilibrio sulle staffe, tra le natiche e la sella c'erano sempre non più di due dita, ma mai meno. Noi ci domandavamo, increduli: "Ma come fa?". Faceva. Il bello era che tutti i cavalli sotto di lui si assomigliavano nel modo di andare. Era Piero che, con una sensibilità straordinaria, li trasformava nel giro di pochi minuti.
Ora io scrivo Piero. Ma allora era signor capitano, sissignore e nossignore. Non erano ammesse conversazioni. Esecuzione e silenzio. Una bella scuola. Altro che forum!
Quindi definire Raimondo improvvisatore estroso e Piero classico, quasi a voler dire monolitico e incapace di estro è una falsità .
Non ricordo l'anno preciso (certamente seconda metà degli anni Cinquanta). Piero ha montato all'ippodromo delle Capannelle (Roma) verso le ore 14 in cross e alle 17 ha montato nel Gran Premio Roma o nella Vincitori in Piazza di Siena.
Raimondo ha ottenuto più risultati. Ma questo talvolta dipende anche dal caso.
Nel 1952 all'olimpiade di Helsinky Piero montava Uruguay. Aveva fatto risultati straordinari quell'anno con il cavallo. Aveva il cavallo in una condizione perfetta. Era il favorito dell'olimpiade. Un contrasto con il giudice al peso che non gli consentiva di entrare in campo se non si fosse ripesato, quando la giuria lo aveva già chiamato, lo ha fatto eliminare dopo la terza chiamata. Il cavaliere successivo è stato lesto a presentarsi immediatamente in campo. Sono stati i colleghi cavalieri avversari di allora a dire che aveva buttato via una medaglia d'oro.
Dopo queste righe, consiglio vivamente a chi è interessato alla nostra storia, non solo quella dei d'Inzeo, di leggere il libro di Veneziani.
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