Inviato: Mer Giu 20, 2007 17:11 Oggetto: Cultura equestre in Italia
Salve Colonnello, intanto le vorrei dire che seguo con molto interesse le sue risposte!
Le vorrei porre una domanda. Premetto che mio padre è completamente digiuno in quanto a equitazione ma l'altro giorno, parlando, mi ha detto che si ricorda il periodo in cui gareggiavano i fratelli D'Inzeo, quando si sentiva molto spesso delle loro vittorie. Sono rimasta molto stupita da questa sua affermazione, perchè oggi come oggi se si chiede a una persona, che non sia direttamente interessata all'equitazione, che cavalieri rappresentano l'Italia all'estero non sa rispondere. Mi sono quindi chiesta che clima ci fosse allora, c'era forse più cultura equestre? l'equitazione era tenuta più in considerazione? Vorrei che mi parlasse un pò di quel periodo o che mi indicasse qualcosa da leggere a riguardo se non le porta via troppo tempo .
grazie per l'attenzione.
Registrato: 27/11/05 21:47 Messaggi: 2721 Località: Torino
Inviato: Lun Giu 25, 2007 22:07 Oggetto: Cultura equestre in Italia
Il nome dell'oggetto non è il più adeguato per l'argomento. Sarebbe più giusto scrivere "Popolarità dello sport equestre in Italia".
Per una conferenza che ho tenuto almeno quidici anni fa, avevo preparato uno specchio da proiettare per mostrare al pubblico i risultati della competizione più significativa dello "stato di salute" della competizione principe (come numero di partecipanti in tutta Europa), il salto ostacoli. E ho preso come gara più eloquente la Coppa delle Nazioni.
Lo specchio partiva dal 1909, seconda Coppa disputata al mondo (a San Sebastiano in Spagna. La prima si era disputata a Londra e l'Italia si era classificata 2^) la prima vinta dall'Italia:Capece Zurlo, Bianchetti, Bolla, Antonelli, Amalfi. I nomi oggi non diranno nulla. Chi li conosce? Erano i grandi cavalieri di allora ed è giusto nominarli.
Da quello specchio ho tratto i seguenti risultati per mostrare il valore delle squadre italiane nel mondo nel dopo guerra fino al 1965, che segnò l'ultimo anno in cui l'Italia ha indiscutibilmente primeggiato.
Nella tabella all'anno segue il numero di Coppe disputate nel mondo, il numero di Coppe cui ha partecipato l'Italia e, in rosso, i relativi piazzamenti.
Il nome del presidente della FISE sta a significare il valore, la competenza e quindi il prestigio di chi dirigeva lo sport equestre italiano. I due presidenti nominati erano stati a loro volta grandi cavalieri prima della guerra 1939-1945, grandi uomini di cavalli conosciuri in tutto il mondo. Lequio è ritenuto il più grande cavaliere di salto ostacoli che abbia avuto l'Italia.
Aggiunga le vittorie e i piazzamenti alle Olimpiadi , ai Campionati del Mondo e ai Campionati Europei e avrà un quadro più completo dello "stato di salute" equestre dell'Italia.
Grazie della risposta Colonello.
Sapevo che l'Italia si era distinta in passato ma sinceramente sono comunque rimasta colpita dai risultati! Quindi secondo lei il fatto che oggi l'equiazione non è di certo uno sport popolare dipende solamente dai nostri risultati internazionali e da una questione di carattere economico?
La seconda domanda che mi viene in mente è più o meno quella che le ha già posto duecuori.
Registrato: 03/08/07 13:51 Messaggi: 136 Località: Milano
Inviato: Ven Nov 23, 2007 19:37 Oggetto:
Sento dire in giro che se l'Italia oggi non ottiene più - non dico i risultati degli anni dei D'Inzeo e di Mancinelli e precedenti - ma risultati almeno accettabili - ciò sarebbe dovuto alla inferiorità dei nostri cavalli rispetto a quelli di cui dispongono, ad esempio, tedeschi ed olandesi. Ma è proprio così o c'è dell'altro? E poi, se fosse vera e sufficiente a spiegare il fenomeno, la prima ipotesi a cosa sarebbe dovuta a sua volta?
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