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Lavoro alla corda e lezione del montare in sella

 
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Col. Paolo Angioni
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Registrato: 27/11/05 21:47
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MessaggioInviato: Dom Nov 21, 2010 18:46    Oggetto: Lavoro alla corda e lezione del montare in sella Rispondi citando

Lavoro alla corda

(considerazioni di base).

Letture consigliate:

- E.Pembroke, Equitazione militare, Napoli 1788.
- F.Mazzucchelli, Scuola Equestre, Milano 1805.
- G. Le Bon, L’équitation actuelle et ses principes, Firmin-Didot éd., Paris 1892 ; Jean Michel Place, Paris 1990
- Gontaud-Biron, Travail Ă  la longe et dressage Ă  l'obstacle, Berger-Levrault, Paris 1893 ; Hazan Ă©d., Paris 1975.
- L. d'Havrincourt, Dressage en liberté du cheval d'obstacle, éd. Sport Universel Illustré, Paris 1913.
- F.I.S.E., Manuale di equitazione, Roma 1957.
- R. Gogue, Le cheval dans le bon sens, Editions Scientifiques Européennes, Bruxelles 1975.
- S. Steiner, The art of lungeing, Allen, London 1976.
- S. Inderwick, Lungeing, Allen, London 1977.
- R. Gogue, Travail méthodique du cheval à la longe, Maloine éd., Paris 1978.
- H. Cazier-Charpentier, Le travail du cheval non monté, Crepin-Leblond, Paris 1978.
- Fédération équestre française, Le débourrage du cheval de selle, Lavauzelle éd. Paris 1982
- P. Karl, Emploi des longues renes, Maloine Ă©d., Paris 1990.
- Carol Green, Guida facile all'addestramento, Sperling Kupfer Ed., Milano 1991.
- P. Franchet d’Espèrey, Leçon de la longe, Maloine éd., Paris 1994
- N. Blondeau, Le débourrage par la Méthode Blondeau, Belin éd., Paris 2003

Il lavoro alla corda è la prima tappa nell’addestramento del puledro. Rende l’uomo familiare per il puledro, ma gli rivela la forza del suo addestratore, indicandogli così le prime nozioni dell'obbedienza (che in equitazione si chiama “sottomissione”), e gli dà la condizione fisica necessaria per sopportare le lezioni di addestramento con il peso del cavaliere.

Nel testo che segue viene usata indifferentemente la parola puledro o cavallo. Non ci sono differenze nei modi di procedere. Con il puledro le richieste debbono essere piĂą graduali tenendo conto dell'etĂ  e della fragilitĂ  fisica e morale (impressionabilitĂ ) del soggetto.

La corda inoltre permette di:

- far lavorare il puledro alle andature vive con minor fatica (senza il peso dell'uomo),

- consumare le sue forze quando non può essere montato per un qualsiasi motivo o quando il suo cavaliere non può montare,

- dominare con un lavoro energico l'animale viziato, senza il pericolo di danneggiarlo,

- portare alla calma un cavallo agitato di carattere o per un o piĂą precedenti errati lavori,

- ridare allenamento e una buona forma fisica a un cavallo che riprende il lavoro dopo un pungo periodo di inattivitĂ .

Il lavoro alla corda può essere eseguito con il cavallo libero (senza altra bardatura se non il capezzone o la testiera con imboccatura) o con l'ausilio di un aiuto artificiale.

Il lavoro alla corda è la base del lavoro sull'ostacolo. Il cavallo impara l'avvicinamento corretto al passo, al trotto e al galoppo la pratica del prendere la battuta giusta valutando altezza e larghezza dell'ostacolo, il gesto senza il peso, il disturbo e i volontari o involontari interventi del cavaliere. Sentendosi più libero di quando è montato, è maggiormente stimolata la sua iniziativa. Impara ad assumere e tenere l'equilibrio idoneo alla natura dell'ostacolo, a regolare la lunghezza delle falcate per arrivare giusto alla battuta e a produrre lo slancio necessario per superare l'ostacolo.

Bisogna infine approfittare dell'autoritĂ  che il lavoro alla corda dĂ  all'uomo sul cavallo per abituarlo all'insellamento e alla lezione del montare in sella (specialmente con i cavalli difficili o che non ne vogliono sapere di stare fermi) e da ultimo per insegnargli a spostare le anche con il tocco del tallone del frustone (la parte finale del manico) o con il tocco della frusta.

Addestrare perfettamente tutti i cavalli al lavoro alla corda dà grandi vantaggi per l’addestramento in sella. I risultati da raggiungere sono:

- le nozioni elementari del linguaggio degli aiuti (voce: per rallentare e per fermare; indicazione o schiocco del frustone e schiocco della lingua per avanzare),
- l'obbedienza alla corda,
- l'immobilitĂ  quando vengono montati,
- l'accettazione del peso del cavaliere,
- camminare sicuramente e in avanti nel nuovo equilibrio (con il peso del cavaliere sul dorso),
- la condizione fisica necessaria per sopportare i primi lavori montato.

Materiale necessario:

- capezzone senza o con filetto
- corda
- frustone
- stinchiere davanti e dietro, eventualmente paraglomi.

Condizioni necessarie:

- terreno con fondo ottimo
- ambiente tranquillo, privo di cause di disturbo.

Il capezzone, di cuoio inglese morbido, deve essere giusto per il cavallo e comodo, con la museruola (con anima in metallo snodata al centro) perfettamente imbottita aggiustata circa cm 8 sopra la commessura delle labbra, con tre campanelle, una centrale, due laterali, aggiustato in modo che i montanti non tocchino l'occhio esterno all'addestratore. E’ perciò importante che la cinghia sottoganasce sia abbastanza larga (circa cm 3) e ben tesa per evitare lo spostamento dei montanti della museruola. La museruola deve essere sistemata abbastanza stretta per non avere gioco, affinché la sua azione sul muso non si traduca in strapponi e i suoi sfregamenti non provochino fiaccature.

La corda, lunga generalmente m 12, deve essere piatta, larga circa cm 3, di tessuto morbido e leggero. A una estremità è attaccato il moschettone. L’altra estremità è ripiegata su se stessa in modo da formare un occhio nel quale entri comodamente la mano. L’involto della corda deve essere tenuto nella mano contraria alla direzione di marcia. La corda prima deve essere avvolta nella mano sinistra, con la mano sinistra introdotta nell’occhio, con avvolgimenti tutti uguali (movimento del braccio destro per avvolgerla sempre uguale), in modo che l’involto sia lungo non più di cm 50.

Il frustone deve essere lungo almeno cm 170. E’ costituito da in manico in legno (ora va di moda la plastica) poco flessibile che va assottigliandosi dall’impugnatura alla cima. Alla cima è attaccato il cordone, lungo cm 220. All’estremità del cordone è attaccato lo sverzino (o punta o mozzone) che serve per produrre lo schiocco o per toccare il cavallo con una specie di carezza. Il manico, ricoperto di pelle; deve essere abbastanza spesso per impugnarlo bene e abbastanza pesante per equilibrare il frustone che altrimenti si faticherebbe a tenere sollevato dal suolo Viene tenuto nella mano destra se il cavallo gira a mano sinistra e viceversa. Inizialmente il tallone (l’estremità del manico) deve uscire dalla parte del pollice-indice in modo che la punta del frustone sia rivolta indietro e in basso, vicino al terreno, affinché il puledro o il cavallo inesperto non abbia a spaventarsi di un oggetto che lo segue. Il frustone, per quanto possibile (le prime volte), viene tenuto nascosto alla vista del puledro se il puledro lo teme e deve servire soltanto per indicazioni o per toccarlo se necessario. Ma il puledro e qualsiasi altro cavallo non lo temono se si è fatto precedere il lavoro da una o più lezioni di confidenza con il frustone, toccando il puledro in ogni parte, affinché non ne abbia alcun timore. Se la lezione è ben data ed è ripetuta sufficientemente affinché si fissi nella memoria, non sarà necessario nascondere il frustone, perché il puledro non avrà motivo di temerlo. Le stesse raccomandazioni valgono per il cavallo adulto non addestrato al lavoro alla corda. Si raccomanda di non saltare il gradino della confidenza, ritenendolo superfluo o per “non perdere tempo”, a rischio di successive immancabili e talvolta insuperabili difficoltà.

Inizio. Si raccomanda di usare il capezzone. Soltanto successivamente, quando il puledro ha imparato con sicurezza le nozioni elementari, si potrà preparare il puledro con il filetto a condizione che sia munito di stanghette. Il puledro è stato abituato a seguire a mano l’uomo. Si raccomanda di abituarlo a seguire l’uomo sia stando alla sua sinistra, sia stando alla sua destra. L'addestratore, messo per iniziare dal lato in cui si monta, dunque sinistro, il più facile, tiene la corda nella mano destra, a circa cinquanta centimetri dalla barbozza del cavallo; l’involto è tenuto nella mano sinistra, insieme al frustone con la punta rivolta indietro e in basso. E' utile che, per le prime lezioni, un aiuto segua il cavallo a debita distanza e leggermente di fianco affinché il cavallo lo possa scorgere. L’aiuto è munito di un frustone indirizzato verso i piedi posteriori del cavallo con la punta che sfiora il terreno. In caso di difficoltà ad avanzare l’aiuto avanza alla destra del cavallo e prende con la mano sinistra il montante del capezzone o l’anello del filetto per accompagnare il cavallo, il frustone rivolto indietro con la punta che sfiora il terreno.

L’addestratore mette il cavallo in confidenza accarezzandolo e associando alle carezze la voce. La voce che premia deve essere un suono, un unico suono, per esempio “bravo”, che ha valore di ricompensa se è stato associato precedentemente per qualche giorno, anche in scuderia, a una leccornia, pezzo di carota, manciata di biada o di mangime, zuccherino. Entrare in scuderia, dire ad alta voce “bravo” e immediatamente dare una leccornia al cavallo è il modo migliore per dar valore al suono “bravo”.

L’addestratore stimola il cavallo a portarsi in avanti tendendo leggermente la corda e facendo uno schiocco con la lingua. Se l'obbedienza non è immediata, l'aiuto tocca leggermente con il frustone lo stinco posteriore o una natica. Se la lezione della confidenza è stata data bene, il puledro non ha alcun motivo di spaventarsi del tocco del frustone. Se si spaventasse vuol dire che la lezione della confidenza non è stata data bene e bisogna tornare indietro e ripeterla. La lezione del movimento in avanti (il puledro che avanza senza esitazioni) viene ripetuta finché il puledro si porta francamente in avanti al richiamo della lingua. Poi l'addestratore prende il passo, seguito dal puledro, e traccia una successione di linee rette intervallate da curve. Si ferma frequentemente emettendo il suono "aaalt!", oppure "oooh!". Il puledro poco per volta deve rallentare e fermarsi al solo suono.

L'importante è che l'addestratore inizi a fissare il linguaggio convenzionale ripetendo sempre e soltanto le stesse poche parole o suoni. Meno suoni si emettono meglio è. E’ inutile “parlare” ai cavalli durante l’addestramento a terra. Il cavallo non capisce le nostre buone intenzioni. Si crea solo confusione. Durante l'alt si ricompensa il puledro accarezzandolo e dandogli possibilmente una leccornia. L’addestratore inizia ad accompagnare il suono della voce con la carezza e con la leccornia, fissando le prime associazioni. Che sono come le prime parole scritte su una lavagna, con la differenza che sarà difficile e lungo cancellarle se sono state date male. Così pure fissa l'associazione tra richiamo (schiocco) della lingua e il proprio movimento in avanti, avanzando egli stesso e avvicinando il frustone agli arti posteriori ogni volta che usa il richiamo e usando il richiamo e avvicinando il frustone ogni volta che avanza. L’associazione che è alla base dell’addestramento del puledro è l’associazione per contiguità.

Così pure fissa l'associazione tra il rallentamento o la fermata del suo movimento e il suono della voce, "oooh" o "aaalt!" che richiede il rallentamento o la fermata. Bisogna ricordare che, quando l'addestratore monterà in sella, il cavallo lo riconoscerà soltanto grazie al suono della voce, certamente non per le fattezze. Se la voce è diventata aiuto primario a terra, lo rimarrà anche in sella, finché gli aiuti, dapprima secondari (che accompagnano), gambe e redini, con l'associazione e la ripetizione, non la sostituiranno completamente. Il suono della voce diverrà allora un rinforzo dell’aiuto o un avviso preparatorio.

La lezione viene ripetuta stando alla destra del cavallo, dopo aver invertito il modo di tenere la corda. E’ importante per la simmetria e per rendere il cavallo veramente ubbidiente.

Quando il puledro si porta francamente in avanti, cammina senza tirare e senza farsi tirare e si ferma al comando della voce, l'addestratore lascia sfilare un po' di corda e manda il puledro su un piccolo circolo di uno-due-tre metri di raggio, aiutandosi, se necessario, con il frustone; egli stesso traccia un circolo concentrico sul quale cammina tenendosi all'altezza del fianco del puledro in modo da mantenerlo nel movimento in avanti. Ferma spesso il puledro, va verso di lui, lo accarezza e lo rimette in movimento. Se il puledro esita a portarsi in avanti, l'addestratore si sposta all'altezza della groppa, mentre cede con la mano che tiene la corda. L'importante è non trattare in modo brusco il puledro e di non esporsi, spaventandolo, a farlo tirare indietro.

Si procede nello stesso modo all'altra mano. Quando il puledro cammina alle due mani, calmo e al passo, su un piccolo circolo, il rimanente addestramento è poca cosa se si tiene conto delle seguenti osservazioni:

a) Il puledro deve obbedire alla voce, che è un grande aiuto nell'addestramento. Bisogna impiegare dunque sempre gli stessi ordini (suoni) con lo stesso tono di voce per ottenere gli stessi risultati. L'importante che i suoni siano ben distinti l'uno dall'altro, per non creare confusione:

- richiamo breve della lingua (schiocco, rana) per far avanzare;

- "oooh! oooh!" lungo, con un tono dolce, per far rallentare l'andatura;

- "aaalt!" per far fermare, con un tono piĂą deciso, allungando la vocale;

- "vieni!" o "qua" con un tono d'indicazione, per far venire a sé il cavallo.

b) La corda mantiene il cavallo sul circolo o lo allontana dal centro (dall'addestratore) con oscillazioni orizzontali (solo se il cavallo è stato così addestrato); modera l'andatura o ferma il puledro con oscillazioni verticali (solo se il cavallo è stato così addestrato); lo castiga con strattoni più o meno forti (tutte associazioni già insegnate). Se il cavallo scappa bruscamente, bisogna dapprima cedere decisamente la mano al suo scarto iniziale, poi resistere e richiamarlo poco per volta.

c) Il frustone serve per portare il cavallo in avanti, per aumentare l'andatura, per allontanarlo della misura voluta dall'addestratore, e infine, se ce ne fosse bisogno, per castigarlo. Quest'ultima dev'essere una eccezione.

Si adopera facendolo sentire sulla natica, poco sopra i garretti, per farlo avanzare o accelerare; dirigendone la punta verso il centro del corpo o la spalla per allontanare il cavallo dall'addestratore.

Durante l'addestramento si combinano questi diversi mezzi e ciascuno deve poter aiutare o sostituire gli altri.

d) Il cavallo addestrato dev'essere calmo e regolare sul circolo; passare francamente da un'andatura a un'altra; fermarsi diritto e ripartire con decisione con la semplice indicazione della voce o del frustone; avvicinarsi o allontanarsi dall’addestratore a seconda della libertà che gli viene concessa (lunghezza della corda), in una parola dev'essere sulla mano tramite il contatto della corda, come dovrà esserlo con la leggera tensione delle redini quando l’addestratore sarà cavaliere.

e) La lunghezza del raggio del circolo sul quale lavora varia secondo l'estensione delle andature. Il trotto cadenzato su un piccolo circolo è un'eccellente ginnastica per il puledro; al contrario, al trotto disteso e al galoppo sarebbe pericoloso costringere su un piccolo circolo soggetti le cui articolazioni sono particolarmente fragili.

Addestramento a portare la sella e lezione del montare in sella.

Il lavoro alla corda ha permesso di calmare il puledro, anche se non vi è stato ancora perfettamente addestrato. Ciò consentirà di dare in buone condizioni morali la lezione dell'insellamento.

Dapprima la sella viene messa senza staffili e staffe e il sottopancia è stretto quel tanto che basta affinché la sella non giri in caso di movimenti improvvisi del puledro. Viene stretto progressivamente durante il lavoro. Quando il cavallo è abituato al contatto della sella e del sottopancia, si aggiungono le staffe, che si lasciano pendere al passo e al trotto. Il puledro viene così preparato alla lezione del montare in sella che diventa facile; le difese spesso derivano dal fatto che i puledri vengono insellati e montati per la prima volta nello stesso giorno.

Per svolgere questa lezione, l'addestratore sceglie il momento in cui il puledro è rilassato dall'esercizio; si fa aiutare da un collaboratore che tiene un recipiente d'avena e che si mette davanti al puledro e lo accarezza, ma non lo tiene con la mano, salvo i casi di necessità.

Avvicina il cavallo davanti, lo accarezza sul muso e sul collo, batte la palma della mano sulla sella, prende la panca della staffa con la mano, allenta e tende lo staffile facendolo sbattere contro il quartiere della sella, poi prende le redini lasciandole lunghe. Monta in sella senza fretta, ma senza esitazioni.

Se il puledro si sposta o indietreggia, l'addestratore rimette piede a terra, ritorna verso la testa, attira il puledro in avanti con la redine del filetto e ricomincia con calma.

Il cavaliere ha cura, introducendo il piede nella staffa, di abbassarne la punta per non toccare il costato del puledro, ciò che potrebbe disturbarlo, o di mettere il piede parallelo al costato. Non deve fare pause dopo che si è alzato sulla staffa, perché, se pesasse con tutto il corpo da una parte sola, romperebbe l'equilibrio del cavallo e agirebbe contrariamente allo scopo. Con un cavallo molto sensibile si aiuta con la mano destra per calzare la staffa destra. Se cercasse la staffa con la punta del piede, potrebbe spaventare il puledro. E’ bene farsi aiutare da un collaboratore che con una mano metta il suo peso sulla staffa destra per controbilanciare il peso del cavaliere e non far girare la sella.

In generale bisogna evitare di mettere il puledro in movimento appena si è in sella, per non far coincidere nella sua memoria l'idea di movimento in avanti con il cavaliere che monta in sella [a questo riguardo, e questa è soltanto l'occasione per fare l'osservazione, in equitazione si è spesso portati a fare ragionamenti antropomorfici, che vuol dire attribuire ragionamenti di tipo umano al cavallo). Le prime volte è anche utile terminare il lavoro con la ripetizione della lezione del montare in sella, dando il significato di ricompensa per l'immobilità al ritorno in scuderia, che certamente è la ricompensa più attesa dal puledro. E' conveniente abituare il puledro a essere montato da sinistra e da destra. L'educazione del puledro dev'essere spinta molto avanti. Bisogna ottenere una docilità assoluta, anche in mezzo al rumore e alla confusione.

Le precedenti indicazioni valgono per il puledro completamente nuovo, appena uscito dal prato. Tuttavia è bene ripetere la lezione del montare in sella con i cavalli spesso addestrati troppo frettolosamente da allevatori interessati a una rapida vendita.

Tutte le precedenti indicazioni non sono altro che insegnamenti contenuti in testi di autori che precedono di molti anni l’arrivo in Europa dei cosiddetti “nuovi maestri”, statunitensi in particolare.

Raccomandazioni: i guanti sono sempre indispensabili. Non lavorare alla corda con gli speroni ai piedi. Fare attenzione ad arrotolare bene la corda nella mano contraria al circolo. Non lasciar cadere un involto per terra con il rischio di avvolgere la corda a un piede con conseguenti danni. Scegliere un terreno morbido, ma non pesante o sdrucciolevole. Non lavorare mai sul terreno duro. Preferire un campo aperto, dove sia possibile muoversi in tutte le direzioni. Insegnare al cavallo a muoversi, vicino o lontano (anche della lunghezza di tutta la corda), parallelamente all’addestratore che cammina o che corre. Scegliere il tondino recintato soltanto per le prime lezioni di confidenza. Non stare fermi sempre nello stesso posto per non far fare al cavallo la pista, rovinando il fondo del maneggio e del campo di lavoro. Fermare ogni tanto il puledro e controllare il ritmo della sua respirazione per evitare di affaticarlo. Non dimenticare le stinchiere ai quattro arti ed eventualmente i paraglomi.
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