Inviato: Sab Nov 18, 2006 20:26 Oggetto: Cavalli nella storia: come conoscerli? dove trovarli?
Mi sembra di capire che anche a molti di voi interessino i libri antichi che parlano di cavalli, e trovo sia una cosa meravigliosa:
è inspensabile sapere cosa hanno fatto prima di noi, anche per capire meglio quello che facciamo oggi.
Ed è bellissimo, perchè si scoprono similitudini notevolissime, pur in mezzo alle molte ovvie differenze, e questo è sempre emozionante.
Ma a volte ci si sente un po' pessimisti sulle possibilitĂ di reperire realmente certi libri che semrbano mitologici...e invece possono essere molto piĂą vicini di quello che non crediamo.
Ad esempio, avete mai provato a fare una ricerca per tema sul catalogo on-line delle Biblioteche della vostra cittĂ ?
provate un po' qui, questo è il link al sito che gestisce le biblioteche di Modena ma sicuramente ce n'è uno anche per la vostra città ; scovatelo, e provate a fare una ricerca libera per tema...cavalli, equitazione, e via dicendo....poi ditemi cosa non trovate
http://sebinaweb.cedoc.mo.it/SebinaOpac/Opac
Io le adoro, le "mie" Biblioteche
Ma è più difficile trovare qualcosa così a tentativi, se nosn può usare un motore di ricerca.
Quando i "magazzini" non sono virtuali ma cartacei, bisogna avere le idee piĂą chiare e sapere esattamente cosa si cerca, come titolo di libro o come aautore.
Spero di darvi qualche idea con alcune informazione su libri che sono piaciuti a me, e che avevo recensito per Cavallo Magazine, rubrica "Lo scaffale dei classici". Ve li passo!
Le chic à cheval , Histoire pittoresque de l’Equitation di L. Vallet - BE
Tipographie Firmin Didot, Paris 1891
Eleganze francesi
Che l’Equitazione sia un’arte, è cosa che tutti possono capire ammirando un binomio elegante e ben affiatato: ma a volta capita che il cavaliere sia artista anche in campi che non siano quelli galoppabili col suo destriero. E un luogo dove il tasso di questi fortunati casi è molto elevato, è Saumur: la raffinatezza e l’eleganza del modo che qui si ha di intendere il cavallo sviluppa evidentemente una sensibilità particolare in molti dei cavalieri che vi crescono , o forse in realtà possono crescervi solo se hanno molta sensibilità . Per cui non è sorprendente che proprio un allievo anziano della Scuola di Saumur abbia potuto comporre una delizia per gli occhi e la mente degli appassionati di equitazione come questo libro, ricco di bellissimi disegni e veramente interessante dal punto di vista tecnico e storico. Tra una dama rinascimentale delicata come una miniatura ed un ussaro fieramente montato resi veramente con talento notevole nel miglior tratto art-dèco, si parla del De la Broue e dei cannoni alla Pignatelli. Una specie di sogno ad occhi aperti, moderno nei concetti ed elegantissimo nell’esposizione.
La Scuola di cavalleria di Saumur, Marchese di Roccagiovine - BE
Tipografia Cecchini, Roma 1893
Nel 1893 il Marchese di Roccagiovine viene invitato alla Scuola di cavalleria di Saumur per un cortese scambio di visite tra ufficiali di paesi diversi, che avevano così modo di far brillare i propri galloni e anche di farsi un’idea di quelli che, molto pragmaticamente, sapevano poter diventare un giorno diretti avversari in guerra. Difatti l’ottica sotto la quale viene esaminata Saumur non è soltanto quella di un raffinato cavaliere (come era in effetti il Roccagiovine) ma anche quella di uomo d’armi: ed è curioso notare come la raffinatezza dei cavalli purosangue dei francesi venga notata da lui non solo come condizione essenziale per lo sviluppo di un’equitazione basata sulla leggerezza e la sensibilità ma anche come “arma bellica”. Addirittura, portando a testimonianza le parole del Generale de Marbot, l’autore sottolinea l’importanza di questi cavalli in fatti d’arme epici e fondamentali come Waterloo: gli ufficiali osservatori inglesi erano montati su purosangue che permettevano loro di dileguarsi in fretta, saltando fossi e ostacoli vari vanamente inseguiti dai pesanti e poco maneggevoli cavalli francesi che, se avessero avuto le stesse capacità e possibilità avrebbero potuto forse salvare Napoleone a Waterloo accorgendosi in tempo dell’arrivo dei Prussiani. Roccagiovine colpisce per l’acutezza di certe osservazioni pratiche, ma soprattutto per una lucidità di pensiero a volte impressionante e per l’attualità di molte sue osservazioni che ancora oggi, dopo lo svolgersi di tutta la parabola caprilliana, sono ugualmente valide pur essendo state scritte quasi dieci anni prima della presentazione ufficiale del Sistema Naturale di Equitazione.
L’art de chevalerie, di Ulysse Robert - BE
Firmin Didot et C., Paris 1897
Errori di tradizione
Fare lo studente a Parigi è sempre stato un lavoraccio: tra feste, festini, occupazioni e rivoluzioni varie il tempo per i libri può ridursi notevolmente. E questo a prescindere dal secolo visto che anche verso la fine del milleduecento poteva essere difficile, per un chierico scapestrato come Jean de Meun, trovare il tempo per studiare il latino in modo passabile. Infatti il nostro venne incaricato di fare la prima traduzione di un classico – De re militari di Vegezio – ma portò a termine la faccenda in modo filologicamente davvero poco corretto: deformò notizie, definizioni e situazioni vestendo il mondo latino degli abiti mentali della Francia medievale e deformando, adattando e travisando cariche, titoli e significati assortiti. Nello specifico, chiamò una intera opera come trattato di cavalleria quando in realtà era una dissertazione generale sull’arte militare con approfondimenti in tutte le discipline allora collegate, marina compresa. La sua “traduzione” venne poi ampiamente studiata e diffusa ed ulteriormente modificata da una elaborazione di poco successiva ad opera di Jean Priorat che ne fece una riduzione in versi. Il povero Vegezio, diligente “dipendente statale” dell’Imperatore Teodosio vissuto tra il IV e V secolo d.C. che mise nel suo argenteo latino tutte le conoscenze tattico-militari dell’Impero Romano nel momento della sua massima competenza tecnica, venne quindi stravolto sino a farne una specie di gorgheggiante araldo da torneo a dimostrazione di quanto sia indifesa un’opera letteraria lasciata alla mercè di traduttori miopi e divulgatori poco oggettivi, portati a stravolgerne il significato primario per contentare disposizioni o limiti personali. La morale della nostra piccola storia? Fare come i cavallarizzi del Rinascimento, che Vegezio se lo leggevano in originale…o per lo meno, aguzzare gli occhi e saper scegliere buone traduzioni e buoni commentatori, non solo declinazioni personali di travisatori più o meno in buona fede. Non solo di Vegezio, ovviamente.
“Portraits of American Horses” di G.F.Schreiber -BE
Schreiber & Sons, Philadelphia 1903
Quando parlano le immagini
Negli ultimi due decenni del XIX secolo un fotografo di origine tedesca, George Francis Schreiber, si dedicò ai ritratti di animali – forse anche a causa delle sue difficoltà nei rapporti umani, vista la fama di persona non integerrima che si fece tradendo la fiducia del povero Cutting, che gli rivelò la composizione e l’uso della soluzione colloidale da lui messa a punto senza riceverne in cambio quanto pattuito in precedenza tra loro. Ma a noi questo importa poco, anzi nulla visto che per isolarsi dal consesso umano Schreiber iniziò un lungo viaggio dal Golfo del Messico alle coste del Canada, catturando sulle sue lastre di vetro e collodion uccelli ed animali selvatici, scenari naturali, mandrie di ogni genere e soprattutto cavalli. In particolare, collezionò una serie di ritratti dei più famosi Trottatori Americani dell’epoca dandoci così la possibilità di studiarli praticamente come dal vero vista la qualità delle immagini, molto più realistiche di qualsiasi dipinto coevo che tendeva invariabilmente a modificare i lineamenti e la morfologia dei soggetti. Così, possiamo ancora oggi valutare le differenze e l’evoluzione del tipo “Trottatore”, scrutando quasi negli occhi tanti campioni spesso figli diretti di sire mitici come Hambletonian e Abdellah, i capostipiti del trottatore americano che portarono in dote al di là dell’Oceano il patrimonio genetico insuperabile del Purosangue Inglese. Per ogni cavallo ritratto, fattrice o castrone o stallone che sia Schreiber riporta in modo teutonicamente preciso parametri fisici, età , ascendenti ed eventuali discendenti, allevatore, proprietario , premi vinti.
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