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Libri sul completo

 
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Erbetta
Cavallo


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MessaggioInviato: Lun Nov 10, 2008 14:26    Oggetto: Libri sul completo Rispondi citando

Con somma delusione ho scoperto che alla Fiera di Verona gli stand di editoria non abbondavano e, tra i pochi presenti, i testi di equitazione e/o di cavalli erano ancor meno.
Ho trovato però un piccolo volume dal titolo "Il Completo" di H. Von Opel e l'ho acquistato perchè mi interessa la disciplina e perchè il libro mi è parso, di primo acchito, piuttosto lineare, chiaro ma non superficiale.

Vorrei chiedere lumi al Colonnello riguardo a una serie di questioni che non ho compreso e che sono di carattere comunque generico e non legate al libro in questione anche se, illustrazioni come questa:

mi fanno pensare che ciò che viene spiegato nel libro non possa riguardare in alcun modo me perchè i miei salti in discesa possono essere al massimo dislivelli di qualche decina di centimetri mentre galoppo in campagna, mentre l'autore spiega la tecnica, l'avvicinamento e l'assetto probabilmente pensando alla rampa di Kloppenheim. Insomma sono al cospetto di un professore universitario mentre io mi trovo alla seconda elementare.

Ecco alcune questioni che non ho compreso, nella speranza che il Colonnello abbia tempo e modo di dissipare le nubi con qualche chiarimento:

-Paragrafo "L'equipaggiamento del cavaliere e del cavallo: come cavaliere di salto ad ostacoli ero già un fiero avversario della martingala poichè senza di questa il cavallo ha sicuramente molta più libertà di movimento, più responsabilità e indipendenza. Specialmente nei salti dall'alto verso il basso o le entrate in acqua una martingala impedisce o limita sensibilmente l'uso dell'incollatura come elemento di bilanciamento del cavallo". Comprendo la questione della libertà di movimento ma assolutamente non mi è chiaro che cosa si voglia intendere con il termine di responsabilità.

-Paragrafo "L'avvicinamento ai salti: Qualsiasi parata non solo significa una perdita di tempo e di ritmo, ma sicuramente aggrava anche il dispendio energetico". Non so che cos'è una parata.

-Paragrafo: "Larghi a barriere pari: la falcata di galoppo deve essere estremamente raccolta perchè è quella che fa tendere l'arco al massimo e non si affrontano mai oxer difficili a barriere pari partendo grande perchè esiste comunque il rischio di cadere nel mezzo dell'ostacolo. Bisogna infine tenere conto ben presente quali sono i tempi di reazione del cavallo sugli anteriori, dopo il sesto o settimo minuto di un percorso di campagna". Il testo solleva la questione dei tempi di reazione del cavallo ma non da indicazioni su come questa variabile vada affrontata.

-Paragrafo: "Ostacoli da affrontare in discesa: tutti i salti in discesa sono relativamente difficili e pericolosi: il cavallo rischia di cadere perchè da dietro spingono più di 500 kg di peso e tutto viene assorbito dagli anteriori. Il cavallo si attacca alle redini, si sottrae agli aiuti, inoltre regolarsi a scendere è molto più difficile per cavallo e cavaliere e le distanze risultano alterate. I posteriori spingono poco e gli anteriori, a cavallo stanco, non conservano il gesto iniziale. Tutto questo aumenta fortemente i rischi. Il consiglio è uno solo: fare molta attenzione". L'autore dipinge un quadro spaventevole e non fornisce altre indicazioni oltre a quella della massima prudenza. Mi ha dato l'impressione che il salto in discesa sia una situazione ingestibile da affrontarsi confidando nella buona sorte, ma stento a credere che cavalieri esperti si affidino alla dea bendata quando affrontano un salto in discesa.

-Paragrafo: "Inserire una battuta sopra gli ostacoli" il paragrafo affronta la questione se sia utile o meno inserire una battuta sull'ostacolo dando per assodato che il lettore sappia di che cosa si tratta. Purtroppo io non ne ho idea.

-Paragrafo: "Salti verso il basso o drop: il salto in sè non è una vera difficoltà, ma il momento critico è proprio l'atterraggio. Si discute spesso su quanto si debba applicare l'assetto old english, talvolta definito ironicamente come lo stile dei vecchi signori. personalmente non vedo controindicazioni ma solo vantaggi in questo tipo di assetto per quantp riguarda i salti verso il basso". Che cos'è questo stile old english? Nel testo è sottinteso che si sappia ma io lo ignoro del tutto.

-Paragrafo: "L'entrata in acqua:Alzare le mani è assolutamente necessario nel salto di entrata in acqua. Per alzare le mani intendo rilevare bene il busto e sollevare e divaricare un pochino le mani prima dell'entrata. E' utile eseguire un ponte, semplice oppure doppio". Che cos'è un ponte?


Spero vivamente che Lei possa trovare occasione di fornire qualche chiarimento in più e magari suggerire altri testi, scusandomi anticipatamente se questo fosse già stato fatto in altre discussioni che mi sono malauguratamente sfuggite.
Anche se si tratta di livelli sportivi che non mi concernono, si tratta di letture affascinanti.
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Col. Paolo Angioni
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MessaggioInviato: Gio Nov 13, 2008 00:52    Oggetto: von Opel Rispondi citando

Cara Erbetta,

ho fatto tardi e le risponderò al più presto. Conosco il libro e posso esprimere un giudizio: non è un bel libro. Comunque risponderò a tutte le sue domande.

Una al volo. Stile vecchia Inghilterra. E' un modo scherzoso di chiamare uno stile. Ha mai visto una fotografia dei fantini durante il Grande steeple di Liverpool? Quando il cavallo inizia la discesa, si sdraiano indietro allungando le redini, per parare il contraccolpo dell'impatto con il suolo quando il cavallo si riceve. Sono ostacoli enormi. Talvolta ne partono 30 e ne arrivano cinque o sei. Per questo lo chiama stile vecchia Inghilterra, perché una volta, anche su ostacoli bassi, siepi, prima dell'arrivo in Inghilterra del fantino statunitense Tod Sloan (1897), i fantini e i cavalieri saltavano così. Anche nel salto ostacoli, prima della rivoluzione determinata dal modo di montare di Caprilli, si usava lo stile vecchia Inghilterra.

A presto.
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Erbetta
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MessaggioInviato: Gio Nov 13, 2008 11:48    Oggetto: Von Opel Rispondi citando

Grazie per l'attenzione e per la prima risposta alle numerose domande.
Nel frattempo ho finito il libro e i miei quesiti si sono moltiplicati.
Attendo comunque le prime delucidazioni sui dubbi precedenti prima di snocciolare quelli nuovi. So che le sue risposte sono sempre ampie e dettagliate per cui è probabile che troverò i chiarimenti che cerco già nella sua prossima risposta che, spero, illustri anche i motivi che rendono questo libro "non un bel libro".
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bacon
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MessaggioInviato: Sab Nov 15, 2008 10:26    Oggetto: parata Rispondi citando

Caro Colonnello, cara Erbetta,
perdonatemi l'intusione:
.
Sarei molto curiosa anche io di avere una definizione di "parata" .

Grazie per l'attenzione. Auguro una bella giornata.

Simona
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Col. Paolo Angioni
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MessaggioInviato: Dom Nov 16, 2008 00:15    Oggetto: Parata Rispondi citando

Nell'attesa di rispondere dettagliatamente, l'autore qui usa parata nel senso della mezza fermata, cioè riprendere il cavallo, "aggiustarlo", prima dell'ostacolo. Sono secondi persi quando si galoppa veloci.

Il problema dei libri di equitazione tradotti sono i traduttori. Non basta conoscere la lingua, in questo caso il tedesco. Il libro è stato pubblicato in Italia nel 1990. Io questa Paola Olivari, traduttrice, non l'ho mai conosciuta, neppure incontrata nell'ambiente del completo. Eppure ci ho passato una vita. Non so se monta o ha montato a cavallo. Per tradurre bene un libro di equitazione non basta conoscere la lingua, bisogna essere cavalieri e buoni cavalieri, che hanno fatto in sella e hanno capacità e conoscenze.

Faccio solo un caso, esemplare, a proposito di parata.

Luigi Gianoli è stato un noto giornalista e scrittore, esperto soprattutto di purosangue e corse. E ha montato ancha a cavallo. Ha scritto bei libri. Nel suo libro più importante, Il cavallo e l'uomo, Longanesi editore, 1967,a pag. 95 scrive del Grisone, autore de Gli Ordini di cavalcare, Napoli 1550. Traduce un brano del Grisone in italiano moderno e scrive che il cavallo deve essere: «giusto al passo, giusto al trotto, giusto al galoppo, giusto di carriera, giusto all'aspetto [...]».». Grisone, in realtà, ha scritto «giusto al parare». Gianoli interpreta il parare con parere, aspetto, come il cavallo si mostra, lo prende per «giusto al parere» e traduce «giusto all'aspetto».

La parata è tutto quello che precede e comprende l'alt finale. Gli antichi non scrivevano (né dicevano) alt (che deriva dal tedesco halt), ma parata. Che non è solo l'immobilità finale, ma anche tutto quello che precede l'alt finale.

Poi scriverò di von Opel. Abbiate pazienza.
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bacon
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MessaggioInviato: Mar Nov 18, 2008 15:40    Oggetto: Rispondi citando

Grazie Colonnello.

Simona
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Erbetta
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MessaggioInviato: Mer Nov 19, 2008 11:03    Oggetto: Rispondi citando

Grazie per le delucidazioni.
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Elly94
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MessaggioInviato: Dom Nov 23, 2008 16:17    Oggetto: Rispondi citando

Conoscete altri libri di completo oltre a quello che avete già precedentemente esposto?
Grazie in anticipo Smile
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Col. Paolo Angioni
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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 10:57    Oggetto: Libri sul completo Rispondi citando

Si, il più ben fatto.

Patrick Galloux, Concours complet d'équitation, prèparation, entraînement et competition, Maloine éditeur, Paris 1990. Lo trova su www.cavalivres.com.

Nulla a che vedere con il precedente.
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Elly94
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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 19:52    Oggetto: Rispondi citando

Grazie mille Colonnello.
Purtroppo però io non conosco talmente bene la lingua francese da permettermi di leggere un libro.. Saprebbe dirmi se ci sono dei validi libri in italiano?
Grazie nuovamente Smile
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Col. Paolo Angioni
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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 21:14    Oggetto: Libri in italiano sul completo Rispondi citando

Nulla. Tradotto in italiano o scritto da un Italiano non c'è un solo libro.

Bisogna anche considerare il seguente fatto.

La prova di fondo del concorso completo era costituita da 5 fasi: A. 1^ marcia, B. steeple chase, C. 2^ marcia, D. cross country, E. galoppo in piano. Nei completi internazionali si percorrevano, al trotto e al galoppo, circa km 35. Le velocità erano sostenute: 240 m/m il trotto, 690 m/m il galoppo nello steeple, 570 m/m il galoppo nel cross per guadagnare il massimo degli abbuoni, cioè per vincere.

Ora nella prova di fondo è rimasta soltanto la fase D, il cross.

E' cambiato completamente il tipo di prova e anche lo spirito della competizione. Al cavallo è richiesto molto meno in fatto di impegno e di fatica. Conta soltanto la velocità. Non più o molto meno e di gran lunga la resistenza, il fondo. Non si può più chiamare "prova di fondo". E forse, se non altro rispetto a prima, completo. Magari "combinata": addestramento, cross, salto. Cambia di conseguenza anche il metodo di allenamento. Che era il segreto del successo nel completo. Mostrava la capacità del preparatore. Anche la condotta di gara cambia. Prima bisognava saper amministrare saggiamente le forze del cavallo per arrivare alla fine dei 35 km con un cavallo in grado, il giorno successivo, primo di passare indenne la visita veterinaria, secondo di fare come si deve la prova di salto. Dimostrava la capacità del cavaliere di sentire il cavallo.

Un libro scritto dieci anni fa non ha più aderenza con le attuali necessità. Per esempio, quello che ho citato nel post precedente.
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Elly94
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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 21:46    Oggetto: Rispondi citando

Capisco Colonnello..
La ringrazio infinitamente per la esauriente risposta, non trovando libri cercherò di essere il più possibile presente in questa sezione sul completo per maggiori approfondimenti.
Se non ho capito male, le prove erano 5. Alcune penso di aver capito cosa fossero ma altre meno.
Mi potrebbe spiegare dettagliatamente la passate fasi dalla A allla E del concorso comleto?
Grazie infinite
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Col. Paolo Angioni
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MessaggioInviato: Mer Nov 26, 2008 23:30    Oggetto: Concorso completo com'era Rispondi citando

Mi riferisco ai completi internazionali oppure ai nazionali importanti (per esempio quelli che si svolgevano ai Pratoni del Vivaro, Castelli Romani). Il completo si svolgeva in tre giornate. Tant'è vero che gli Inglesi lo chiamano "Three day event", gli Spagnoli "Tres dias". Poi i giorni sono diventati quattro, dato il numero dei concorrenti: due giornate per la prima prova, addestramento nel rettangolo.

La seconda giornata (o terza) si svolgeva la prova di fondo. Era costituita (di seguito) da una "fase A", la prima "marcia su strade e sentieri", recitava il programma, di circa 6 km da compiersi al trotto (o, se il cavaliere preferiva, al passo e al galoppo) alla velocità minima di 240 m/m. Per fare un chilometro in 4 minuti esatti, in modo da arrivare al termine con un leggero anticipo, in genere (almeno noi) si trottava a 250 m/m, che è una bella velocità per il trotto. Occorrono cavalli ben preparati.

Dopo la prima marcia, immediatamente se uno arrivava nel tempo prescritto e non con un po' di anticipo per controllare i ferri, la sella, accorciare le staffe, si partiva per la "fase B", lo steeple-chase. Era un percorso su terreno piano, lungo da m 3600 a m 4000, con otto, dieci grossi ostacoli (sieponi, oxer di siepi, bullfinch, fence, ...) generalmente tutti di siepe, non fissi, da compiersi alla velocità minima di m 600 e alla massima di m 690. Più sotto spiego la differenza. In certi completi lo steeple si percorreva sulla pista di un ippodromo (per esempio Monaco di Baviera oppure Hoppegarten a Berlino). Altrimenti veniva segnata, con un nastro o una corda, una pista con due rettilinei paralleli collegati da due larghe girate su un grande prato.

Terminato lo steeple aveva inizio la “fase Câ€, la seconda marcia su strade e sentieri (ma potevano essere anche prati) da compiersi al trotto (o come scritto sopra) alla velocità minima di 240 m/m. Mentre la prima marcia serviva per scaldare i cavalli e portare tutti i valori ai livelli dovuti pronti per lo sforzo dello steeple, la seconda marcia serviva, doveva servire, per smaltire la fatica del galoppo veloce dello steeple. In alcuni casi (lo abbiamo fatto a Tokyo perché il terreno era fangoso e si affondava) si smontava subito dopo l'arrivo dello steeple e si faceva un tratto della marcia con il cavallo a mano per fargli riprendere fiato e poi anche al trotto, fin dove si riusciva.

Terminata la seconda marcia (nelle marce si prendevano penalità se si superava il tempo massimo, se si trottava a meno di 240 m/m, ma non si guadagnavano punti se si impiegava meno tempo) c'era un intervallo di 10 minuti. Appena arrivati si smontava, si presentava il cavallo al veterinario ufficiale che controllava frequenza cardiaca e atti respiratori. I valori venivano rimisurati un minuto prima dell'orario della partenza per il cross. Se nei minuti di sosta i valori non scendevano a quelli vicini ai normali, il cavallo veniva fermato, non partiva per la fase successiva, il cross. Intanto il cavallo veniva dissellato, passeggiato a mano, rinfrescato con grandi secchiate d'acqua, asciugato. Si controllava che tutto fosse in ordine e ci si presentava alla partenza della “fase Dâ€,

il cross-country. Era un percorso su terreno vario (salite, discese) lungo da m 7000 a m 8000 con circa 35 ostacoli semplici o composti (costituiti da più elementi che riportavano lo stesso numero ma con una lettera: a, b, c, ...), quindi con più “sforziâ€, come li chiamano oggi, cioè con più salti, fissi, alti al massimo m 1.20 misurati dalla battuta e larghi al vertice al massimo m 2 e alla base m 2.50. I fossi larghi al massimo m 3. Le riviere (acqua) m 4.

Al termine del cross si continuava senza sosta sulla “fase Eâ€, un percorso in piano, senza ostacoli, lungo m 2000 alla velocità di 333 m/m, per ridurre progressivamente la fatica dei cavalli (non l'alt immediato dopo lo sforzo).

Il giorno successivo, la mattina, i cavalli passavano una visita veterinaria da parte della commissione ufficiale (giudici e veterinari). Venivano fermati i cavalli che marcavano o che presentavano traumi. Poi si svolgeva la terza prova, il salto ostacoli.

Punteggio. Una volta (Stoccolma, Roma, Tokyo, Messico, Monaco, …), se si galoppava nello steeple a 600 m/m non si prendevano né penalità né abbuoni. Se si galoppava più veloci, fino alla velocità massima di 690 m/m, si prendevano 37.60 punti positivi (abbuoni) che venivano detratti dal punteggio preso nel rettangolo. Idem nel cross: se si galoppava a 500 m/m nessun abbuono. Se si galoppava a 570 m/m si prendeva il massimo degli abbuoni che corrispondevano a punti positivi 80.80.

Poi hanno cambiato. Penalità se non si galoppava alla velocità massima. La sostanza rimaneva la stessa. Per vincere bisognava galoppare a 690 nello steeple e a 570 nel cross.

Questo era il "Concorso completo di equitazione" fino all'olimpiade di Atene 2004.
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Elly94
Cavallo


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MessaggioInviato: Gio Nov 27, 2008 19:45    Oggetto: Rispondi citando

Davvero tante grazie colonnello.
Mi ha molto chiarito le idee sul concorso completo, e basandomi sulle informazioni da lei donatemi, senza nulla togliere agli attuali atleti che praticano la disciplina del completo, la prova di fondo-resistenza si è veramente ridotta ai minimi termini.
Ritengo che quella passata mettesse molto più in evidenza le vere possibilità di cavallo e cavaliere, ma ripeto: assolutamente senza nulla togliere ai binomi di ora.
Colonnello, la ringrazio nuovamente per le informazioni da lei fornitemi un maniera più che esauriente.
A presto.
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